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La Scuola 2.0 dovrà attendere un governo a 5 stelle

La firma del ministro Carrozza sui libri scolastici è la pietra tombale su quanti auspicavano l’entrata in vigore della scuola digitale, che doveva essere realtà già nel 2009. Il ministro afferma che gli editori non sono ancora pronti, serve tempo: quella che veniva sbandierata come una rivoluzione si sta trasformando in una sconfitta senza appello per il Paese.

In compenso, gli editori dei libri scolastici sono stati tutelati e è stato avallato l’aumento  di costo dei loro prodotti, a tutto discapito delle famiglie italiane, in barba ai provvedimenti adottati qualche mese fa dal precedente Governo che aveva adottato misure che favorivano il processo di digitalizzazione come da noi auspicato.

tablet

Adesso siamo in fase di discussione del Dl Istruzione: attendiamo di vedere se il Ministro Carrozza si farà carico delle proposte del M5S per una scuola innovativa accogliendo i nostri emendamenti , come quello con il quale si chiede di ampliare i benefici per gli studenti anche per l’acquisto di PC e tablet e accelerare la creazione di biblioteche digitali a disposizione degli studenti.

La scuola ha un estremo bisogno di mettersi al passo con i tempi.

Strutture poco sicure, ambienti non sfruttati al meglio, didattica monotona e strumenti obsoleti, inficiano il livello qualitativo dell’apprendimento.

Per realizzare questi nobili obiettivi, affinché non restino sulla carta, e al tempo stesso ridurre il costo dell’istruzione esistono delle ottime pratiche, basta avere il coraggio di puntare su di esse senza avere il timore di intaccare gli interessi di qualcuno.

Il libro digitale non è un semplice trasferimento dell’edizione cartacea in un file .pdf, ma su applicativi che diano la possibilità di individualizzare l’apprendimento, di sfruttare le potenzialità dell’ipertesto, dei video, che soprattutto favoriscano la costruzione del sapere e la condivisione dello stesso in modo veloce e gratuito, tramite contenuti open source su piattaforme aperte, con licenze creative commons.

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