In Italia ci sono circa 3 milioni e mezzo di disoccupati, pari al 12,5% della popolazione in età da lavoro e secondo l’Osce la disoccupazione in Italia continuerà a crescere nel 2014, arrivando a quota 12,9%. La disoccupazione giovanile è al 41% e tra i giovani lavoratori, 1 su due è precario. Il lavoro irregolare (a nero) nel mezzogiorno si assesta intorno al 21%, a fronte del 12% nazionale.
Di fronte a questa drammatica situazione vediamo quali sono le risposte che ha saputo dare il governo Renzi, al di là degli annunci elettorali, e cosa invece avrebbe fatto il M5S se fosse stato al governo.
La misura più pubblicizzata, sia durante la campagna elettorale per le europee, che nei recenti discorsi in Parlamento dal Presidente del Consiglio, è quella, famigerata, degli 80€.
Ora guardiamo a chi sono andati questi soldi e valutiamo insieme se si tratta di una misura adeguata o meno.
Secondo l’Istat, in Italia ci sono 10.048.000 persone che vivono in condizioni di povertà relativa, pari al 16,6% della popolazione. Tra questi 6.020.000 sono poveri assoluti, cioè non riescono ad acquistare beni e servizi per una vita dignitosa (9,9%). Con dati allarmanti per il sud che variano dal 24% della Puglia, al 35,5% della Sicilia.
Un governatore responsabile avrebbe dovuto pensare subito a queste persone, quelle che vanno alla Caritas per i pasti, che rovistano nei cassonetti, i poveri veri insomma e invece, per mero opportunismo elettorale, Renzi ha promesso di alzare lo stipendio di 80 euro ai lavoratori dipendenti, una misura che avrebbe dovuto aumentare la capacità di acquisto di queste persone (secondo il Codacons, dal 2007 a oggi, ogni famiglia ha ridotto mediamente gli acquisti per oltre 3.300 euro, per un totale di 80 miliardi persi. Inoltre, secondo uno studio del Censis, un italiano su tre ha il timore di diventare povero), ma che nella stragrande maggioranza dei casi è servita a pagare i debiti e ha lasciato a bocca asciutta quella enorme fascia di cittadini che non hanno neppure lo stretto necessario. Un vero e proprio spreco di denaro pubblico che fa davvero rabbia, una presa in giro che si è rivelata ancora più palese quando i contribuenti sono stati chiamati a pagare la TASI, che ha sostituito l’IMU, ma è molto più salata di quest’ultima (come il m5s aveva annunciato con largo anticipo). La beffa finale è arrivata quando il governo ha annunciato il blocco degli scatti stipendiali proprio per quei lavoratori dipendenti che erano stati “premiati” con gli 80 euro.
Gli 80 euro sono già costati al Bilancio dello stato 6,6 miliardi di euro (cifra destinata a salire vertiginosamente nei prossimi anni), con i quali si sarebbe potuto coprire in parte il Reddito di Cittadinanza da noi proposto con una legge, e in ogni occasione utile, come emendamento ai vari provvedimenti del Governo, e sempre bocciato dalla maggioranza.
Noi pensiamo infatti che la vera risoluzione dei problemi economici del Paese debba partire da lì, dal Reddito di Cittadinanza, “una misura che restituisca la dignità che è stata tolta a milioni di persone; che garantisca un sostegno a chi è ai margini della società, a chi è costretto a lasciare il nostro paese, a chi non trova una soluzione e non ha ascolto” (come ha ricordato per l’ennesima volta il nostro capogruppo al Senato, Vito Petrocelli, in occasione dell’informativa dei #1000giorni di Renzi).
La nostra proposta di legge, A.C. 1750, depositata alla Camera il 29 ottobre 2013, prevede il raggiungimento, anche tramite integrazione, di un reddito annuo netto pari a 7.200 euro stabilito in ordine alla soglia di povertà relativa e riguarda i cittadini singoli, le famiglie e i lavoratori autonomi, ossia tutti i soggetti che alla data di entrata in vigore della legge abbiano compiuto i diciotto anni di età, siano residenti sul territorio nazionale e percepiscano un reddito netto annuo inferiore a 7200 euro netti.
Uno potrebbe dire: per come siamo in Italia, questi si fregheranno i soldi e non si risolverà nulla, anzi si peggiorerà la situazione del debito pubblico.
Invece no, tutto il contrario, perché i beneficiari del Reddito di Cittadinanza riattiveranno i Centri per l’Impiego presenti su tutto il territorio nazionale, che diverranno dei luoghi fondamentali per il buon funzionamento del sistema, dovranno mettere a disposizione della comunità d’appartenenza 4 ore della settimana per attività di volontariato e saranno chiamati per occasioni di lavoro attinenti alle loro competenze. Di fatto, in poco tempo, si abbatterà il numero dei cosiddetti NEET (ossia coloro che non studiano, non hanno lavoro, né lo stanno cercando, oltre due milioni in Italia, 24% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, una quota significativamente superiore a quella media dell’Unione Europea, pari al 15,9 %) e sicuramente si otterrà il risultato sperato (ma decisamente mancato) dagli 80€ di Renzi, ossia ripartiranno i consumi, perché questo tipo di beneficiari non potrebbero fare a meno di spendere quei soldi.
Disoccupazione e povertà sono senza dubbio le priorità assolute e invece di cosa si occupa il Parlamento? Di riforme. Senz’altro importantissime ma di secondaria (o terziaria) importanza rispetto ai temi economici. E vediamo allora quali riforme si affrettano a fare Berlusconi e Renzi:
Legge elettorale: un sistema senza preferenze, con soglie di sbarramento al 12% per le coalizioni, al 4,5 per i partiti coalizzati e a 8 per chi corre da solo. Una legge che permette alla coalizione che arriva al 37% di accedere addirittura al 55% dei seggi in Parlamento, con un premio di maggioranza dunque altamente distorsivo della volontà popolare e quindi a nostro avviso incostituzionale al pari del Porcellum.
Senato: sarà formato da 100 senatori non eletti (quindi ancora una volta il cittadino non conta nulla), di cui 95 scelti dai consigli regionali (75 consiglieri e 20 sindaci) e 5 dal Quirinale.
Opposizioni: viene annullato uno degli unici strumenti a loro disposizione, ossia l’ostruzionismo, perché si prevede una “corsia preferenziale” per i ddl “prioritari” per il governo che dovranno essere discussi e votati entro 60 giorni, al termine dei quali il testo proposto dal governo sarà votato senza modifiche.
Nomina Presidente della Repubblica: si modifica l’art. 83 della Costituzione. Al nono voto basterà la maggioranza assoluta. E con l’Italicum di cui prima indovinate chi l’avrà? Il partito di maggioranza che quindi se lo eleggerà da solo.
Nomina Corte Costituzionale: il meccanismo rimane lo stesso di ora, quindi 5 giudici sono eletti dal Parlamento (dove la coalizione che vince le elezioni avrà però una maggioranza schiacciante), 5 nominati dal PdR (che però sarà stato eletto sempre dalla stessa maggioranza) e 5 dalle supreme magistrature.
Cittadini: Per presentare referendum abrogativi serviranno 800mila firme (anziché le attuali 500mila) e serviranno più sottoscrizioni anche per presentare leggi di iniziativa popolare: pensate, ben 250mila anziché le attuali 50mila.
Un vero e proprio attacco al cuore della democrazia.
Come forse saprete, anche il Fatto Quotidiano ha rivolto un appello alla società civile per dire NO a queste riforme antidemocratiche. Tra i tanti che hanno risposto c’è stato anche il grande regista italiano Ermanno Olmi, che ha scritto: C’è un articolo che non è stato scritto alle origini della nostra Costituzione: non per dimenticanza, ma perché era già radicato in ciascuno dei padri costituenti. Costoro avevano l’onestà come primo comandamento. E con quel puntiglio hanno scritto tutti gli altri articoli. Oggi è sceso il buio della indifferenza e della rinuncia alla propria dignità. Solo pochi sentono il dovere di tenere acceso il lumicino di una coscienza civile. Abbiamo appena trascorsa tutta l’estate con la riforma del Senato e per tutte le altre riforme che si faccia almeno in modo di tener presente una raccomandazione di Albert Camus: “Perché un pensiero cambi il mondo, bisogna prima che cambi la vita di colui che l’esprime. Che cambi in esempio”.
Bene, quelli che vogliono tenere acceso il lumicino della coscienza civile, quelli che stanno dando l’esempio, siamo noi che apparteniamo alla “Comunità a 5 Stelle”, noi che ci abbassiamo gli stipendi e destiniamo i nostri risparmi alle PMI, noi che rinunciamo ai privilegi, noi che siamo nelle piazze (virtuali e non) a fare informazione, quella che i giornali non fanno; gli attivisti che dedicano tempo a fare banchetti informativi, a raccogliere firme, ad organizzare eventi e iniziative per sensibilizzare e informare. [Informare, informare e informare, passiamo la vita a fare ciò che dovrebbero fare i media]
Ma non siamo solo noi, c’è tanta gente stanca, tanta gente onesta, disillusa, sono tra quell’enorme e crescente astensionismo e noi a quelli ci dobbiamo rivolgere, a quelli ci dobbiamo aprire, quelli dobbiamo accogliere nella nostra Comunità! Questa dev’essere la missione di ogni attivista e portavoce.
A queste persone dobbiamo far capire che la politica è cosa loro, gli appartiene e se ne devono interessare perché ne va del loro futuro e di quello dei loro figli.
L’informazione la dobbiamo fare noi porta a porta, banchetto per banchetto, piazza per piazza, col passaparola, con le agorà, ma dobbiamo invitare “gli altri” a questi eventi, quelli che dubitano del MoVimento, quelli che non credono in un’alternativa valida, possibile, non dirci più le cose tra di noi. Dobbiamo parlare con le associazioni, con gli studenti universitari, organizzare convegni su temi precisi e arrivare a chi si occupa di quei temi affinché venga fuori la verità sul MoVimento. Non possiamo aspettare che siano giornali e telegiornali a raccontare questa verità, non lo faranno mai perché sono tutti, o quasi, collusi col sistema, ci convivono. Come saprete abbiamo presentato ormai da tempo la proposta di legge per l’abolizione dei fondi all’editoria, a mia prima firma. Ora questa pdl, la prima discussa su LEX con migliaia di cittadini, è arrivata in commissione, si è svolta la discussione generale e ora avranno inizio le audizioni, poi potrebbe approdare in Aula e rappresentare una svolta in materia di finanziamenti al settore. Se passasse sarebbero aboliti i finanziamenti ai giornali di partito e quei soldi sarebbero destinati a start up di giovani giornalisti, faremmo nascere nuove piccole imprese, creeremmo posti di lavoro e favoriremmo un’informazione libera e di qualità. Un’informazione che sia del tutto svincolata dal potere, altrimenti è asservita ad esso e non può raccontare la verità su ciò che accade nel Paese.
Pensate solo a ciò che sta per accadere con il decreto “Sblocca Italia”, che noi abbiamo rinominato “Sfacia Italia”. Lo sapete cosa accadrà? Ve lo hanno detto i giornali e i TG? Lo avete letto da qualche parte? Solo sui nostri canali potete aver trovato qualcosa a riguardo. Un decreto che distribuisce soldi ai soliti poteri, che porterà cemento e trivellazioni, che stabilisce procedure per bypassare il Parlamento e distruggerà il nostro territorio: si cancellano le norme urbanistiche, si prevedono deroghe alla tutela paesaggistica, si aggirano le norme di valutazione di impatto ambientale, si riducono i tempi, si eliminano i controlli, vengono zittiti cittadini e le associazioni.
Di tutto questo avete letto una riga su Repubblica e La Stampa? Probabilmente sì, ma come ne parlano? Questo è un estratto da La Repubblica del 19 settembre: “Sblocca Italia”: Petrolio, metano, tubi e rigassificatori il governo prova a riaccendere l’energia – Il via libera alla costruzione del gasdotto che porterà in Italia 10 miliardi di metri cubi l’anno di gas estratto nei campi della repubblica caucasica dell’Azerbajian. Indovinate di che parlano? Giusto, del TAP.
E chi si è mosso su questi temi: su TAP e trivellazioni? Chi ha fatto le manifestazioni ad agosto in spiaggia per informare i cittadini riguardo ciò che avviene al territorio sotto il loro naso? Noi lo abbiamo fatto, con i comitati, le associazioni e i liberi cittadini. La dimostrazione che a volte è giusto dire NO, opporsi.
Se ci fosse stato il M5S al governo non avrebbe mai permesso alcuno scempio del territorio, lo avrebbe anzi tutelato e curato, come si può leggere nella nostra proposta sul dissesto idrogeologico che ancora aspetta di essere discussa. Nel frattempo i disastri in Abruzzo, in Emilia, in Sardegna, nel Veneto e ora anche in Puglia, sul Gargano si susseguono e fanno danni e mietono vittime.
[QUESTE LE ALTRE PROPOSTE DEL M5S PER LA TUTELA DEL TERRITORIO]
Ma il governo sfrutta l’accondiscendenza dei media per nascondersi, per fare patti segreti, senza che nessuno ne sappia nulla come nel caso del TAP; altre volte invece, sbandiera ai quattro venti i suoi slogan, dice che farà cose mirabolanti, come nel caso della scuola, ricevendo il supporto di tutta la stampa nella diffusione degli annunci che ad oggi non hanno visto ancora nessun atto concreto depositato in Parlamento.
Come sapete, a inizio settembre Renzi e il ministro Giannini hanno presentato il Piano Scuola, l’hanno chiamato “La buona scuola” (come la Boldrini con la “buona politica”) e ha fatto il piano per l’edilizia scolastica, diviso in tre ambiti e li ha chiamati “scuole belle”, “scuole sicure” e “scuole nuove”. Una cosa meravigliosa, che uno proprio dice “Cazzo, che cosa meravigliosa! Questi sì che ci tengono alle nostre scuole, al futuro dei nostri figli!”, e poi contemporaneamente cosa succedeva in commissione Bilancio? Succedeva che l’unico risultato concreto per l’edilizia scolastica, raggiunto per altro dal M5S e non dal governo, veniva stravolto dal decreto attuativo che prevedeva l’aggiunta arbitraria degli Edifici di Culto tra le destinazioni dell’8×1000. Che significa questo se non che Renzi è l’ennesima, enorme, presa per il culo che il sistema propina ai cittadini italiani?!
Ditemi voi come si fa a fidarsi di gente così?L’edilizia scolastica è un problema serio, in commissione Cultura si è svolta una lunghissima indagine conoscitiva, che ci ha visti impegnati per mesi, dalla quale si evince che il fabbisogno per la messa in sicurezza e l’ammodernamento degli edifici scolastici ammonta a circa 30 miliardi di euro, soldi che Renzi non troverà mai se non comincia ad interessarsi seriamente al problema, a non trattare incoscientemente la Scuola come mezzo per farsi propaganda.
Cittadinanzattiva (che durante la presentazione dell’ultimo rapporto sull’edilizia scolastica, ci ha fatto i complimenti per come stiamo difendendo la nostra norma dell’8×1000) parla di dati ancora sconcertanti: quattro scuole su dieci hanno una manutenzione carente, oltre il 70% presenta lesioni strutturali, in un caso su tre gli interventi non vengono effettuati, più della metà delle scuole si trova in zona a rischio sismico e una su quattro in zona a rischio idrogeologico.
Noi, anche in questo caso, abbiamo fatto una proposta concreta, qualcosa di tangibile, non chiacchiere e proclami, ma una soluzione semplice: esiste già un’ottima legge sull’edilizia scolastica, la Masini del ’92; basta aggiornare e rifinanziare quella, non serve un decreto, non serve la presentazione di un libro, non serve una conferenza stampa con le slides, servono solo i quattrini, serve che il governo faccia il suo mestiere, quello di rendere attuabili le leggi emanate dal Parlamento, possibilmente senza stravolgere e peggiorarle. Quindi che Renzi trovi i soldi, non per fare sconti ai concessionari delle slot, non per le pensioni d’oro, non per gli armamenti e le missioni all’estero, ma per il reddito di cittadinanza, le PMI e l’istruzione, l’università e la ricerca. Altrimenti, si tolga di mezzo e lasci fare a noi.
Noi ci vediamo tutti a Roma, dal 10 al 12 Settembre, ad Italia5Stelle (dai una mano), per toccare con mano il futuro migliore di questo Paese. Mi raccomando, accorrete numerosi e portatevi il cugino che non va a votare, quello che “la politica non mi interessa”. Ciao, buona vita a tutti.