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Decreti sicurezza, bisogna andare oltre le richieste del Quirinale. La mia intervista per la Repubblica

Giuseppe Brescia, presidente M5S della Commissione Affari Costituzionali alla Camera, il Movimento sembra freddo rispetto alla richiesta del Pd di cambiare i decreti sicurezza. E lei?
“Modificare i decreti sicurezza rientra nell’accordo stipulato la scorsa estate al momento del varo del governo giallorosso e quindi bisogna procedere in quella direzione, con equilibrio, senza stravolgimenti troppo grandi. Se non ci fosse stata di mezzo la pandemia si sarebbe già fatto”.

Da dove comincerebbe?
“Bisogna tornare a un sistema unico per rifugiati e richiedenti asilo, uno Sprar di eccellenza. I Siproimi, che hanno sostituito gli Sprar, ovvero la rete per i richiedenti asilo, non hanno funzionato. La qualità della risposta si è ridotta. Prima la protezione umanitaria veniva accordata al 21 per cento dei richiedenti, con i “permessi speciali” si restrinsero queste possibilità. Occorre cambiare. La nostra proposta è dare la possibilità di ottenere protezione a coloro che rischiano di subire trattamenti disumani tornando nel proprio Paese”.

Il Movimento è per accogliere al massimo le indicazioni del Capo dello Stato.
“Per me si deve andare oltre. Ma su questo eravamo già tutti d’accordo, dal premier Conte al ministro Lamorgese, quando ne parlammo prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria. Ad esempio si era deciso di ridurre da 48 a 24 mesi il tempo necessario per richiedere la cittadinanza”.

Il Movimento non rischia di spaccarsi?
“Se ci sarà buonsenso no. Sono temi su cui discutiamo intensamente al nostro interno, anche sulla regolarizzazione dei migranti è stato così, però poi si è trovato un punto di caduta”.

Il vertice del Movimento, da Di Battista a Di Maio, passando per Crimi, le sembra favorevole a un cambio dei decreti?
“Non è solo una questione di vertici. Ci sono molte opinioni al nostro interno. Con il contributo di tutti si troverà una soluzione. E abbiamo la necessità di trovarne una. Sono sempre stato laico di fronte all’immigrazione. Ma non ho mai creduto che si potesse risolvere un problema così enorme con uno slogan, come di chi diceva “mandiamo a casa gli irregolari!” e poi, arrivato al Viminale, si è accorto che non si poteva fare. Ed è rimasto solo lo slogan”.

Il Movimento sui migranti è sempre stato molto freddo, per ragioni elettorali.
“Ma oggi la situazione è molto più gestibile rispetto a tre o quattro anni fa. Oggi non abbiamo più le 180 mila richieste all’anno, per cui i prefetti venivano svegliati alle due di notte perché non si sapeva dove collocare i richiedenti asilo. Oggi le vere partite si giocano sui tavoli europei, in Turchia e in Libia”.

Fino a che punto ridurrebbe le multe per le Ong?
“Azzerarle del tutto sarebbe un controsenso, come ha sostenuto anche il ministro Lamorgese. Devono rimanere delle multe ragionevoli. Quelle esistenti sono esagerate e di fatto inapplicabili”.

E’ favorevole a un codice europeo per le Ong?
“Assolutamente sì. Tutte le soluzioni europee vanno viste con favore. L’immigrazione non può che risolversi dentro una cornice europea”.

Lei avrebbe definito, come fece Di Maio, le ong “taxi del mare”?
“Sia chiaro: se ci sono dei naufraghi questi vanno salvati. Le ong hanno svolto un ruolo, occupando gli spazi lasciati aperti dagli Stati. E forse, secondo anche quanto dichiarato da alcuni procuratori, sono venuti a contatto con i trafficanti. Questo pone dei problemi. E giusto che del salvataggio dei migranti se ne occupino gli Stati, non i privati”

Caso Regeni. Sulla vendita delle navi all’Egitto lei cosa pensa?
“La tragedia legata a Giulio Regeni ha avuto gravi ripercussioni sui rapporti diplomatici ed economici tra Italia ed Egitto. Credo sia giusto che l’operazione verità vada avanti, ma al contempo è importante ricucire con uno dei partner più rilevanti che l’Italia ha nel Mediterraneo”.

 

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