L’obiettivo della proposta di legge del M5S sull’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria è quello di accelerare un processo ineludibile, quello che vede la fine della stampa così com’è stata concepita fino ad oggi.
In Italia in particolare è più che diffusa un’informazione fortemente condizionata sia dai poteri forti, ossia coloro che finanziano i giornali attraverso le pubblicità, che dai poteri governativi attraverso, appunto, il finanziamento pubblico diretto e indiretto.
Nelle audizioni in commissione stiamo assistendo ad una sfilza di prese di posizione più che altro di stampo “sindacalista”. Tutti o quasi usano il ricatto occupazionale per difendere i carrozzoni che rappresentano (di fatto quasi ogni giornale non è né più né meno che questo ormai).
Ai filosofi dei partiti che si pongono la domanda “fondamentale” se l’informazione è da ritenersi un bene comune o un prodotto da vendere sul mercato tutti si affannano a richiamare l’articolo 21 della Costituzione, ma sono quegli stessi che poi vendono la propria libertà d’informare a poche migliaia di euro in cambio di fedeltà al potere di turno. Così è morto il giornalismo italiano e con esso la libertà di stampa, il pluralismo e la qualità del servizio reso ai lettori.
I lettori, appunto, e qui veniamo a uno dei punti decisivi: per potersi considerare un servizio alla comunità, un giornale deve averne di lettori. Un giornale che non legge nessuno non è che un servizio a chi ci lavora e nient’altro. Se consideriamo poi che tra quelli che ci lavorano solo pochissimi riescono a trarre un reale vantaggio economico mentre la maggior parte dei giovani giornalisti sono trattati dagli editori alla stregua di schiavi moderni “pagati” a 2-3 euro al pezzo, ecco che la nostra convinzione di partenza, quella con cui ci siamo presentati davanti agli elettori nel 2013, si rafforza ulteriormente: questo sistema ha bisogno di un cambiamento drastico!
La nostra proposta di legge toglierebbe i soldi agli editori per darne una parte (e a tempo limitato come prevede l’antitrust) a giovani professionisti under 35 che abbiano voglia di dar vita a nuovi progetti editoriali.
Da sempre invece, i governi che si alternano accompagnano alcune testate per evitare il loro fallimento, favorendole dal punto di vista fiscale, elargendo milioni e milioni di soldi pubblici per i prepensionamenti (in un Paese dove più nessuno riesce ad andare in pensione i giornalisti ci vanno addirittura in anticipo a spese dei contribuenti), lasciando in vita anacronistici obblighi come quello di pubblicare i bandi. E’ ora di finirla, non ci si può più nascondere, ma a quanto pare (ancora una volta) noi del M5S siamo gli unici ad avere le mani libere e a non temere le “ritorsioni” che gli stessi giornali ci riserverebbero in termini di articolacci diffamanti (tanto è già così!).
A quanto pare anche Renzi sarebbe d’accordo ed eliminare questi finanziamenti. A breve la nostra proposta di legge approderà in aula, vedremo se anche questa volta il presidente del consiglio più bugiardo della storia repubblicana si rimangerà la parola data o se per una volta andrà fino in fondo e farà il bene dei cittadini italiani che mai come oggi hanno bisogno di un’informazione libera e di qualità.